Dell’inserto domenicale della Repubblica di solito guardo le figure, che son sempre belle. Ma oggi ho pure letto volentieri qualcosa. Oltre al pezzo amaro di Romagnoli e quello didatticamente sintetico e utile di Rampini, a fermarmi è stato l’estratto da Corrias, perché quella Sardegna lì di Berengo Gardin la vorrei proprio anche per me. Mi tocca. E mi tocca il discorso sull’onestà e la mancanza di trucchi, sull’arte che riduce al minimo l’artificio e prova a negare la riproducibilità, riconoscendo il tempo.
Ed ecco: riconoscere.
Nel post più sotto, quello dell’impegno, c’era qualcosa che volevo mostrare perchè venisse riconosciuto. Ma forse non sono una buona costruttrice di specchi. Allora provo ad aggiungere questo branetto, che ho trovato nel pezzo di Marcoaldi (sempre lì, nell’inserto di Repubblica) sul Viaggio in Italia di Guido Piovene che, a proposito dell'”apparente” politicizzazione del paese, nei primi anni ’60 scriveva, lucido e profetico insieme:
“Esiste infatti un impegno totale, che viene soprattutto dalla poca coscienza reale: mancano i limiti segnati dai veri sentimenti, dalle convinzioni sincere, ci si butta un po’ a capofitto, trasportati dal meccanismo delle idee, dalla loro forza d’inerzia, dai richiami della convenienza”.
6 giugno 2013 alle 11:26 PM
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